Web Tax in Italia a partire da gennaio 2020

La cosiddetta “Web Tax”, dopo due anni di rinvii e formalmente già in vigore dal 2017 senza però decreto attuativo preliminare, diventerà operativa con il decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2020.

Il decreto interviene sulla norma introdotta dalla Legge di Bilancio 2019 (art. 1, commi 35-50, della Legge n. 145 del 30 dicembre 2018) che aveva introdotto la nuova Web Tax “imposta sui servizi digitali”, ma che a seguito della mancata emanazione dei provvedimenti attuativi non è entrata in vigore.

In cosa consiste la Web Tax? E a chi si rivolge?

A partire dal 1° gennaio 2020 la Web Tax con aliquota fissa al 3% si applicherà alle prestazioni di servizi effettuate tramite mezzi elettronici. La tassa verrà applicata alle aziende con oltre 750 milioni di ricavi, di cui almeno 5,5 milioni derivanti da servizi digitali. La Web Tax dovrà essere saldata sia da imprese residenti o con stabile organizzazione in Italia che le imprese non residenti (che offrono servizi su territorio italiano).

I soggetti colpiti dalla Web Tax sono coloro che provvedono a veicolare i seguenti servizi:

  • Veicolazione di pubblicità mirata agli utenti del web;
  • La messa a disposizione di interfacce digitali che consentano agli utenti di interagire tra loro, anche al fine di facilitare la fornitura diretta di beni e servizi;
  • La trasmissione di dati raccolti da utenti, generatisi tramite l’utilizzo di applicazioni digitali.

Per quanto riguarda le tempistiche, l’imposta dovrà essere versata entro il 16 marzo dell’anno solare successivo, mentre la presentazione della dichiarazione annuale dell’ammontare dei servizi tassabili forniti dovrà avvenire entro il 30 giugno dello stesso anno. In ogni caso, la Web Tax si rivolgerà principalmente ad imprese B2B, andando a colpire le grandi multinazionali del web tra cui Google, Facebook, Booking, Apple, Amazon, eBay, Expedia, Airbnb.