Come si evolveranno i consumi dopo la crisi?

Nulla sarà come prima”, afferma Giampaolo Fabris, uno dei più grandi sociologi dei consumi, che scrisse nel 2010 “La società post-crescita”. Nel suo libro, il sociologo faceva riferimento al comportamento dei consumatori dopo la crisi economica del 2008 – sicuramente differente dalla crisi attuale, ma l’analisi del libro di Fabris può essere interessante per ipotizzare uno scenario successivo al presente lockdown.

Vincenzo Russo, Professore di Neuromarketing e Psicologia dei Consumi all’Università IULM, afferma che “in questi anni abbiamo visto radicalizzarsi alcuni trend come la ricerca della sostenibilità, della semplicità e sobrietà. Vedremo ancora più profondamente queste tendenze dopo la crisi di Coronavirus, con un’aggiunta: una maggiore e profonda preoccupazione nei confronti della sicurezza – alimentare o relativa alle interazioni sociali”.

Per quanto riguarda i consumi presso retailer e supermercati, la parola chiave è “sicurezza”, in partricolare per le interazioni. Questa viene garantita in diverse modalità: dall’app per prenotare il proprio accesso al supermercato ed evitare assembramenti, all’obbligo di mascherina e guanti – “via libera non solo ai dispositivi a cui siamo abituati, ma anche alla cuffia protettiva ed alla sanificazione degli spazi e dei carrelli”.

In ambito di sicurezza alimentare, Russo afferma che verranno messi in evidenzia quei prodotti che “impattano più emotivamente sui consumatori”, ovvero tutto ciò che presenta un riferimento all’autenticità, alla naturalità, al biologico e al sostenibile, anche nel packaging. “La Gdo più abile presterà ancora più attenzione ai contenitori dei prodotti: non di plastica ma in legno. Crescerà anche il consumo dei prodotti funzionali, come quelli ricchi di vitamine, Omega 3 e batteri “buoni “”.

Secondo il Professor Russo, dopo la crisi avremo un atteggiamento verso i consumi che seguirà la logica di “lo stesso, meno” (acquisto dello stesso bene, ma in minore quantità) e di “lo stesso a meno” (acquisto della stessa quantità di bene, ma con un prezzo soggetto a sconto). Successivamente, questi due approcci sfoceranno in un terzo ed ultimo atteggiamento, il “meno a più valore” (acquisto di meno beni, ma di qualità garantita) – il che implicherà una migliore capacità di comunicazione da parte delle aziende, sfruttando quasi esclusivamente canali digitali.

Le aziende dovranno migliorare la propria capacità di interagire tramite le piattaforme digitali cercando di far capire cosa effettivamente significhi “valore” dei prodotti offerti e dei servizi introdotti nel mercato” continua Russo, “non dimenticandosi però che – citando Antonio Damasio in “L’errore di Cartesio” – “i consumatori non sono macchine pensanti che si emozionano, ma macchine emotive che pensano”. Questa ultima frase, spiega il Professore, mostra quanto la dimensione emotiva sia divenuta essenziale, non più considerata un elemento di disturbo ma un agente fondamentale nelle decisioni di acquisto da parte di un consumatore.

Lara Gastaldi