Citizen Journalism digitale: la liquidità dei mezzi di informazione

Ogni 60 secondi su Facebook, vengono creati 3,3 milioni di post, pubblicati 510.000 commenti e aggiornati 293.000 stati; su Twitter vengono inviati 350.000 tweet; su WhatsApp vengono scambiati 29 milioni di messaggi; su Google vengono effettuate 3,8 milioni di ricerche1.

L’avvento e il consolidarsi del digitale ha inevitabilmente rivoluzionato il settore della comunicazione e delle relazioni pubbliche. Durante il periodo del lockdown causato dall’emergenza sanitaria COVID-19 i cittadini italiani hanno potuto constatare l’importanza delle fonti e dei canali online, specialmente per quanto riguarda i social network, anche per ricevere comunicazioni governative. La chiusura totale delle attività e il distanziamento sociale hanno portato le persone – ancor più – a instaurare relazioni e a condividere momenti personali e professionali attraverso piattaforme digitali.

Il giornalismo tradizionale, tuttavia, subisce questa trasformazione e diventa una pedina attiva all’interno del vortice della diffusione della cultura partecipativa: le informazioni vengono veicolate in real time e commentate anche da chi non è un esperto del settore. Si sviluppa, in questo modo, un citizen journalism digitale che fa affiorare specifiche problematiche per quanto concerne l’economia dei media e la demediazione, ossia viene a mancare la figura di un opinion leader e si dà voce a un pluralismo non controllabile in cui i fatti e le informazioni si confondono poiché ciascun individuo/utente della rete diventa allo stesso tempo consumatore, produttore e attore critico d’informazione. Di conseguenza – come viene riportato nel libro “Il giornalismo fra televisione e web” di Fabio Bolzetta e Angelo Romano2 – si entra a far parte di un regime definito di post-verità caratterizzato dal proliferare di fake news e di notizie distorte dalla realtà.

Come riporta Henry Jenkins: “Viviamo un’epoca in cui i cambiamenti delle tecnologie della comunicazione, della narrazione e dell’informazione stanno riconfigurando quasi ogni aspetto della vita – inclusi i modi in cui creiamo, consumiamo, impariamo e interagiamo gli uni con gli altri. Un’intera gamma di nuove tecnologie consentono ai consumatori di archiviare, annotare, appropriarsi e rimettere in circolo contenuti mediali e nel processo queste tecnologie hanno alterato i modi in cui i consumatori interagiscono con le istituzioni governative, educative e commerciali3.

Continuare a fornire alla comunità delle informazioni vere, chiare e che contengano una notizia di valore rimane, dunque, l’obiettivo dei giornalisti e delle redazioni, che hanno la necessità di avere un costante aggiornamento su ciò che viene definita come liquidità dei mezzi a disposizione, ossia il meccanismo che guida i digital media. Obiettivo che si può raggiungere anche grazie alla collaborazione con gli uffici stampa e alle relazioni che si instaurano tra redazioni e press officer.

Samantha Bottini

Fonti:
[1] Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, News vs fake nel sistema dell’informazione. Interim report indagine conoscitiva Del. 309/16/CONS, 2018.
[2] Fabio Bolzetta, Angelo Romano (2019), Il giornalismo fra televisione e web, FrancoAngeli, Milano.
[3] Henry Jenkins (2008), Fan, blogger e videogamers. L’emergere delle culture partecipative nell’era digitale, FrancoAngeli, Milano, p.9